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Vietare i suv per legge proposta choc in Germania

Ultimo Aggiornamento: 14/01/2006 13:03
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12/01/2006 19:50
 
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Lo afferma uno dei più noti esperti di ambiente ed energia del mondo,
Wolfgang Sachs: gli sport utility vehicles sono "altamente inefficienti

Vietare i Suv per legge
proposta choc in Germania


Sono rumorosi, inquinanti e soprattutto si ubriacano di benzina. Per questo i Suv, i giganteschi e aggressivi fuoristrada di gran moda negli Stati Uniti e ora anche in Europa, vanno vietati per legge. Proibendone la produzione alle case automobilistiche.

L'offensiva-shock contro i 'gipponi' arriva dalla Germania ed è firmata da uno dei più noti esperti di ambiente ed energia, Wolfgang Sachs ricercatore al prestigioso Wuppertal Institute, già direttore di Greenpeace. Sachs accusa gli sport utility vehicles (suv) come il mastodontico Hummer,il Ford Explorer, il Chevrolet Tahoe copiati ai mezzi dell'esercito, di essere "altamente inefficienti" e di "aggravare la già pesante dipendenza dal petrolio" delle economie occidentali. Con il greggio sopra 60 dollari al barile "nessun governo di buon senso può autorizzare auto ad alto spreco" spiega in un'intervista all'agenzia Adnkronos.

Sachs è convinto che le forze di mercato e in particolare i prezzi sempre più elevati dei carburanti, i superbolli, i divieti o i ticket di ingresso in città decisi da alcune amministrazioni anche in Italia, non bastano a frenare l'acquisto di queste 'superauto' oggetto di una vera e propria passione collettiva. "Per questo vanno proibite per legge; un'ulteriore crescita dei consumi di petrolio sarebbe fatale", sostiene il professore tedesco.

Alle accuse di dirigismo, di voler tornare ad un'economia pianificata dove è lo Stato e non il gioco della domanda e dell'offerta a stabilire quali prodotti vadano collocati sul mercato, Sachs replica sottolineando che una società avanzata ha il dovere di darsi dei paletti in termini di sostenibilità ambientale ed energetica, dettando alle case automobilistiche standard di efficienza dei consumi.

Come esistono limiti per gli impianti industriali, così devono esserci regole per i modelli di auto". Il ragionamento di Sachs prende spunto da recenti episodi di cronaca che hanno visto i prezzi del petrolio toccare record ritenuti impensabili fino a poco tempo prima con ripercussioni sulle quotazioni dei carburanti. In Italia i listini sono aumentati del 10-15% in un anno e la fattura petrolifera nazionale è aumentata di quasi il 30%.

"Liberarsi dalla droga del petrolio richiede scelte politiche molto forti e spesso impopolari. Il rovescio della medaglia è il ritorno a grandi interessi imperialistici che ruotano intorno al petrolio e che pongono enormi problemi di sicurezza, perchè l'oro nero è collegato d alcune delle maggiori questioni geopolitiche mondiali" avverte l'esperto.

L'efficienza energetica e il risparmio sono il tasto su cui battere, "ancor prima delle fonti rinnovabili che sono importanti ma rischiano di essere una goccia nel mare". E l'idrogeno? "Sono scettico perchè c'è il grosso limite delle fonti con le quali viene prodotto". Quanto al gas, molto amato per il suo ridotto impatto ambientale rispetto al carbone e al petrolio, non è esente da punti critici: "il prezzo è vincolato a quello del greggio, e il metano presenta gli stessi problemi in chiave geopolitica". Inoltre, anche per questa fonte come per il greggio vale lo scenario delineato con la curva di Hubbard, che prevede il raggiungimento di un picco produttivo e poi di un successivo declino in tempi non lontani.

Per Sachs, i settori strategici su cui intervenire per allentare la morsa della dipendenza petrolifera sono l'efficienza energetica nell'edilizia e nelle ristrutturazioni, la sostituzione del petrolio nella produzione di materiali per la petrolchimica e l'industria automobilistica. Studioso dei temi legati alle politiche ambientali e dello sviluppo, Sachs lavora presso il 'Wuppertal Institute per il Clima, l'Ambiente e l'Energia tedesco come "senior reseacher".

E' stato condirettore della rivista Development, ha insegnato presso la Pennynsilvania State university e tiene corsi alla sede inglese dello Schumacher College al centro internazionale per gli studi ecologici.
Dal 1993 al 2001 è stato direttore di Greenpeace Germania.

(9 gennaio 2006)
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